Si esibiranno Venerdì 21 Agosto, la prima delle tre serate di Altraterra 2015. Conosciamo un po’ meglio i CANTORI IN TERRA DI LAVORO attraverso Fernando Cedrone, direttore artistico dei Cantori, che ha cortesemente risposto alle nostre domande.
1 – Come si canta il lavoro in un tempo in cui il lavoro non c’è?
E’ noto che alcuni messaggi socio-antropologici contenuti nei canti agresti in uso durante i lavori stagionali (e soprattutto nel tempo della mietitura), avevano la funzione di “valvola di sfogo” per il ceto agricolo e bracciante a causa di un lavoro mal retribuito e altamente frustrante.
I canti erano caratterizzati dal linguaggio e dai contenuti che trasgredivano le regole imposte da una società stratificata che vedevano i “cafoni” relegati all’ultimo posto.
Oggi sotto altro nome (o forse sotto falso nome) padroni e possidenti si contrappongono ad un ceto medio impoverito da una crisi economica e
culturale globale.
Nel terzo millennio, il diritto di cantare contro un sistema fallimentare, e’ una
necessita’!!!
2 – Quanto è importante la correttezza “filologica” dei testi e delle musiche per voi?
Fondamentale ma soprattutto bello!!!!! Direi necessario almeno quanto e’ nella vita non mentire!!!
3 – Pensi che abbia ancora senso organizzare festival come quello di Altraterra?
Davanti alla travolgente evoluzione attraverso la quale il capitalismo ha scardinato il mondo contadino trasformandolo in società industriale e di massa, con la musica della terra e l’organizzazione di festival di musica popolare si oppone resistenza, difendendo la memoria di una cultura e di un mondo estinto, i cui valori fondanti furono onestà, solidarietà, semplicità e laboriosità.
Tutto puo’ essere “circoscritto” attraverso i versi del Pascoli:
“Siepe del mio campetto, utile e pia, che al campo sei come l’anello al dito, che dice mia la donna che fu mia“.
Come “La siepe” che circoscrive e difende dagli estranei il campo del contadino, con i festival, si difendono quella memoria e quel ricordo che ci appartiene!
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